di e con Gabriella La Rovere
SABATO 22 OTTOBRE
Ore 21.30 Teatro Tempio
Viale Caduti in Guerra 192,Modena
INGRESSO LIBERO
Storia di un’attinia e di un paguro bernardo è un
monologo teatrale tratto dal libro “L’orologio di Benedetta”
edito da Mursia, che racconta i 20 anni di vita vissuti
dall’autrice accanto alla propria figlia affetta da una malattia
rara e da autismo.
L’attinia e il paguro bernardo sono l’esempio classico di una
simbiosi mutualistica in cui l’una non può vivere senza
l’altro ed è una storia molto simile a quella di tanti genitori
con un figlio disabile mentale.
Il quotidiano delle persone colpite dalla questione autismo è
fatto di tanti sacrifici e rinunce, di bocconi amari, di lacrime
e di rabbia, di solitudine sia fuori che dentro la propria
famiglia.
Lo spettacolo, che ha riscosso un discreto successo con 30
repliche in tutta Italia, è formato da 13 quadri preceduti da
brevi filmati, o da un’immagine o da un audio che
caratterizzano il racconto.
Gabriella La Rovere (Roma 1959), autrice di teatro,
medico, giornalista. Collabora con il sito
www.pernoiautistici.com il più importante aggregatore di
senso e di cultura sull’autismo in Italia, ideato e diretto da
Gianluca Nicoletti
Dal 2012 cura un blog http://tuttaltrilibri.blogspot.com
parlando di libri, spesso fuori dai grandi circuiti editoriali e
di pubblico che trattano della sofferenza, della malattia,
della disperazione, della disabilità, delle persecuzioni
religiose ed ideologiche.
Ha scritto tre libri di poesie ed è stata finalista ad alcuni
premi letterari
Nel 2014 è uscito il suo primo libro di narrativa “L’orologio
di Benedetta” edito da Mursia con il quale ha vinto il
premio Argil 2014 per Valori & Umanità.
È da poco uscito (marzo 2016) “Hello Harry! Hi Benny!”
edito da Mursia, ovvero la corrispondenza tra una ragazza
autistica e il suo amico immaginario come nuovo sistema
educativo, con la prefazione della prof.ssa Bruna Grasselli e
postfazione del prof. Fabio Bocci, docenti di pedagogia e
didattica speciale all’UniRoma3.
Mentre i genitori piangono, stanno zitti, si nascondono, si
sotterrano, scrivono libri – come ho fatto io – o fanno
associazioni, Gabriella ha fatto qualcosa che mette in luce
diversa questo rapporto controverso, molto doloroso,
lancinante. E’ la chiave dell’ironia, dell’autoironia